lunedì 15 aprile 2024

Homo Homini Lupus

 


Per formazione e indole sono sempre stato portato a pensare all'essere umano come buono e rivolto naturalmente al bene, tuttavia gli ultimi anni mi hanno portato a rivedere questa idea e ad approdare ad un'immagine meno lusinghiera.

All'inizio dell'epidemia di covid i balconi si sono riempiti di striscioni con frasi che ci ricordavano che ne saremmo usciti migliori; in quel clima surreale pareva emergere il volto più umano di molti di noi: quella disponibilità a condividere nonostante le restrizioni, ad alleviare la durezza del lockdown sembravano confermare che avremo superato quella bruttissima esperienza grazie all'affinamento delle nostre migliori qualità. Anche il tentativo delle autorità di sottolineare come la distanza fisica necessaria non fosse lontananza emotiva e relazionale dall'altro indicava proprio che il legame che ci tiene insieme era più forte di qualsiasi male. Invece non è andata proprio così...

Gli striscioni sono sbiaditi, i balconi sono tornati al loro consueto mutismo e tutti noi ci siamo fatti attanagliare dalla paura di quella pandemia che sembrava non voler lasciarci tornare alla nostra vita. In questa condizione ci siamo persi la parte migliore di noi, o meglio, abbiamo gettato quella maschera che solitamente per convenienza civile indossavamo e abbiamo rivelato il nostro vero volto. L'astio e quasi l'odio rivolto verso coloro che hanno faticato ad adeguarsi e a comprendere le regole in vigore durante la pandemia è stato il primo campanello d'allarme: in quella situazione dividersi tra provax e novax e litigare tra noi, perdendo di vista che in ogni caso eravamo persone, è stato deleterio e ha logorato il tessuto sociale più della pandemia stessa. 

Ciò che è emerso in modo dirompente è stato l'istinto di conservazione proprio di ciascuno di noi: il vaccino è stato visto come la salvezza e la soluzione ad ogni male e, conseguentemente, coloro che erano contrari erano visti come gli untori e nemici pubblici. Viceversa coloro che erano contrari al vaccino hanno visto tutte quelle regole come un'indebita e intollerabile intromissione dello Stato nelle loro vite e i provax come dei servi del sistema da cui rifuggire con orrore. Ognuno aveva qualcosa che voleva preservare ed era pronto a difenderlo con le unghie e col coltello tra i denti. 

L'effetto successivo, complice il lockdown, è stata una certa involuzione dei rapporti intersoggettivi e sociali: ci siamo accorti che in qualche modo riusciamo a bastare a noi stessi e che l'altro ci richiede uno sforzo di comprensione che probabilmente ad oggi non siamo più così sicuri di voler fare. Il fatto che molte realtà sociali si siano trovate in sofferenza per la mancanza di partecipazione attiva a seguito del periodo pandemico è un'amara realtà che ci mostra come un certo senso di autosufficienza si sia diffuso nel corpo sociale. 

Se a tutto questo aggiungiamo le notizie che ci arrivano quasi quotidianamente dalla cronaca nera o dai vari scenari di crisi e di guerra internazionali comprendiamo bene come quel 'ne usciremo migliori' sia stato un puro auspicio andato fin troppo presto disatteso.

Allora, aveva ragione Hobbes quando affermava che homo homini lupus? Non credo, ritengo piuttosto che questi anni ci abbiano fatto fare un passo in avanti in quel percorso che l'età contemporanea aveva già iniziato, ovvero all'assolutizzazione dell'Io e alla contemporanea sparizione del Noi per privilegiare un Tu/Voi da intendersi non come fratello o compagno, quanto piuttosto come qualcuno da cui guardarsi e da intendere come un individuo a me concorrente.

Quali possono essere le soluzioni a questa deriva? Francamente non ne vedo molte; la politica - che in un sistema democratico dovrebbe essere la prima barriera contro questo sbandamento - non ha né la forze né la credibilità per sostenere una riscossa della dimensione sociale e comunitaria, anzi alcuni tra i partiti più importanti svolgono ruolo da capofila nella diffusione di una mentalità sempre più egoistica ed egocentrica. Rimane quindi il mondo dell'associazionismo, ultimo baluardo che ci aiuta a vedere nuovamente l'altro come un Tu/Voi che non vuole togliere nulla a noi, quanto piuttosto offrirci la ricchezza della sua persona, in una comunione di persone, di ideali e di valori allo scopo di costruire un mondo migliore per tutti.

Forse anche questa mia ultima speranza è un modo per indorare un mondo che in realtà è più crudo di quanto voglia ammettere, ma non sono ancora pronto ad arrendermi ad un mondo triste, grigio e accigliato dove egoismo e egocentrismo sono i valori fondanti e più alti da vivere e propugnare.

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