domenica 14 aprile 2024

Questione morale

 





Le vicende di queste ultime settimane in Puglia e Piemonte hanno riportato alla ribalta la questione morale della politica, soprattutto a Sinistra. Berlinguer nell'ormai lontano 1981 diceva che "la questione morale è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle Istituzioni, l'effettiva governabilità del Paese e la tenuta del regime democratico". Alla luce di tutti questi anni possiamo affermare tristemente che tale questione non sia stata risolta, da nessuna delle forze politiche che nel corso di questi 40 anni si sono succedute nel panorama politico del Paese.

Come mai? Cosa ha frenato la politica dall'affrontare a muso duro questa questione, soprattutto dopo gli scandali legati a Tangentopoli e alla mai ben chiarita trattativa tra Stato e Mafia? E perché tale questione sembra attanagliare e sfregiare soprattutto la Sinistra? A leggere i giornali sembra sempre il solito copione che si ripete: un forza politica per mantenersi al potere (o cercare di raggiungerlo) si affianca a figuri dalle frequentazioni poco raccomandabili e affida ad essi il compito di raggiungere il risultato sperato, salvo poi scoprire - tramite le indagini della magistratura - che le modalità utilizzate non erano proprio democratiche e lecite. Scandali più o meno gravi che a turno hanno colpito tutte le forze politiche, ma nessuna di esse ha mai voluto o avuto il coraggio di tranciare di netto con queste modalità operative. 

Sia chiaro, non significa che tutto il sistema politico sia marcio o che tali personaggi siano così influenti da determinare l'andamento della politica nazionale, ma un legittimo dubbio su quanto effettivamente siano influenti rimane e questo non facilita certo la fiducia nei partiti e nelle istituzioni da essi guidate, che siano locali o nazionali. I punti sottolineati da Berlinguer rimangono ancora tutti in campo: la disaffezione dalle elezioni indica proprio la mancanza di fiducia nelle istituzioni dei cittadini, nell'intima consapevolezza che il loro voto è inutile in quanto è tutto già deciso da altri, che la politica sia solo un teatrino, ma che poi non cambi molto tra questo o quel capo politico e partito. Queste impressioni, probabilmente errate ma ben radicate nel Paese, ci restituiscono un'immagine in chiaroscuro del nostro sistema democratico.

Tali riflessioni agitano da sempre soprattutto la Sinistra italiana in quanto negli anni si è venuto a costruire il mito della superiorità morale di questa parte politica rispetto alle altre. Ma da dove trae origine tale mito (perché di mito si tratta)? Nel corso dello tsunami che ha travolto la cosidetta Prima Repubblica, il PCI ne uscì quasi indenne, tuttavia credo che tale illibatezza sia dovuta più al fatto che non arrivò mai al governo del Paese più che ad anticorpi congeniti presenti nelle persone che lo guidarono ai vari livelli: il fatto di non gestire grosse fette di potere lo mise nella condizione di non dover chiedere ed offrire favori ad alcuno per cui ne uscì con le mani (quasi) pulite. Tuttavia il fatto di non essere stato travolto come gli altri principali partiti (DC e PSI) rafforzò l'immagine di una Sinistra italiana impermeabile ai mali del Paese e quindi superiore moralmente a tutti gli altri contendenti. Se poi ripensiamo a tutti i processi che ha dovuto affrontare Silvio Berlusconi, leader della Destra italiana negli ultimi 30 anni, appare evidente come tale superiorità morale fosse usata dai partiti eredi del PCI come una sorta di patentino per distinguere la buona politica (la loro) dalla cattiva politica (quella di Berlusconi).

Tempo fa un politico disse che la classe politica non dev'essere migliore dei cittadini di un Paese, ma esattamente loro immagine essendo loro espressione. Io credo invece - probabilmente in un eccesso di romanticismo - che chi fa politica debba essere espressione della parte migliore della cittadinanza. Un politico beccato con le mani nella marmellata non scredita solo sé stesso, ma l'istituzione di cui fa parte e danneggia la democrazia che diceva di voler servire. E qui si viene al punto: se sei un politico di quella parte, la Sinistra, che da sempre dice di essere a servizio di coloro che sono i più svantaggiati della società risulta ancora più odioso scoprire che invece di servire ti sei avvantaggiato della situazione e per giunta in modo poco limpido. Ecco quindi che la questione morale, per tutta la politica, ma soprattutto per la Sinistra diventa una questione di sopravvivenza: senza una specchiata credibilità morale con che coraggio ci si può presentare ai cittadini?

Certo, mi si può obiettare che l'asticella è troppo alta e che in partiti così grandi e presenti in tutte le istituzioni del Paese sia normale che qualche mela marcia ci sia. La questione a mio avviso non è l'assenza di individui scorretti, ma che una volta scoperti siano messi in condizione di non nuocere al Paese e alle Istituzioni che incarnavano. Forse mi illudo, forse credo in un mondo che non esisterà mai, ma rimango fermamente convinto che solo questa tensione verso il meglio sia l'unica strada percorribile per ridare alla nostra stanca democrazia nuova forza e nuova vitalità.
  






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