domenica 21 aprile 2024

Pecunia non olet... forse...

 


Nelle ultime settimane diversi scandali giudiziari hanno sconvolto la politica in diverse regioni italiane. Alcuni politici locali sono finiti sotto inchiesta per aver tenuto comportamenti al di fuori della legge in occasione di passate elezioni. Nulla di nuovo: sono almeno 40 anni che ciclicamente emergono questi fatti assai poco edificanti nella classe politica del nostro Paese. Tuttavia, assistendo al dibattito che in questi giorni si è venuto a creare, credo che un punto meriti maggiore attenzione. 

La riflessione, nei vari talkshow politici, si è concentrata principalmente su due aspetti: il primo relativo alla selezione della classe dirigente che i vari partiti operano al loro interno e, collegato a questo, i fatti di cronaca giudiziaria che hanno portato diversi politici a dover fare un passo indietro o verso le patrie galere. Manca però una riflessione sui fatti in sé stessi: la Magistratura indaga sui singoli fatti e cerca di giungere ad una ricostruzione il più fedele possibile della realtà per poter giudicare se sia stato compiuto un illecito o meno. Ma non spetta ad essa offrire contestualmente una riflessione complessiva sul significato di tali reati all'interno della nostra democrazia, questo compete alla politica. 

Volendo provare a dare un senso a quello che emerge, credo sia importante non fermarsi al solito dito, quanto alzare lo sguardo e osservare la luna. Uno degli aspetti emersi (non nuovo, a dire il vero) è stato quello che alcuni politici offrivano 50 euro in cambio del voto. Che significato dare a questo fenomeno? Probabilmente una parte di questi elettori si trova in situazioni di ristrettezza tali che quella misera somma può fare la differenza, ma altri sicuramente avranno pensato che 50 euro per mettere una croce su un mone in fin dei conti non era poi così male. Ecco allora che quella somma è il valore che questi elettori danno alla nostra democrazia: uno spettacolo così indecente che per andarlo a vedere sono i protagonisti a pagare gli spettatori e non viceversa! 

Ma qual è la differenza tra questi soldi offerti agli elettori o accordi sul numero di farmacie di un paesello siciliano e le promesse elettorali che ogni partito fa? veramente c'è una differenza sostanziale tra la promessa di non toccare le concessioni balneari o le licenze dei tassisti o il fatto di introdurre il reddito di cittadinanza o nuove assunzioni a pochi giorni dalle elezioni e gli illeciti commessi dai politici finiti sotto indagine in questi giorni? I manifesti elettorali della DC che recitavano "Dio ti vede, Stalin  no" con il loro ricatto morale erano più innocenti dei 50 euro promessi oggi? Certo, non mi sfugge la differenza sostanziale che un conto è fare una promessa pubblicamente e muoversi alla luce del sole, altro muoversi nell'ombra e tramare sotto banco per acquisire pacchetti di voti. Ma fino a che punto i politici sono pronti a spingersi pur di vincere?

Immaginare che quanti si dedicano alla Res Pubblica siano disinteressati e lo facciano esclusivamente per il Bene Comune è una pia illusione. Questo non significa che la politica sia fatta da uomini e donne privi di scrupoli, semplicemente un conto è l'ideale cui la maggioranza di essi tende, altro quello che poi realmente riescono a fare, pagando dazio alla loro umanità. Nessuno di essi si candida per perdere! Cercare dei modi per vincere ammaliando gli elettori fa parte del gioco politico e a volte si rischia. I responsabili dei vari partiti sanno che affidarsi a delle personalità che attirano moltissime preferenze probabilmente li esporrà al rischio di trovarsi poi invischiati in giochi poco chiari; allora perché lo fanno? Proprio per cercare di superare gli avversari, perché sono convinti che il loro programma sia migliore di quello degli avversari e che il cedere a qualche personaggio chiacchierato non inficerà la validità del loro progetto politico. 

Nulla di più sbagliato. Questo tipo di candidature infatti rischia di far perdere di credibilità la politica nel suo insieme: che valore può avere una lista in cui sono presenti persone che hanno cambiato ripetutamente casacca senza nessuna apparente motivazione? Diventa evidente che l'unico motivo per cui sono inseriti nelle liste è la loro capacità di attrarre voti e preferenze. Ma che fine fa allora la progettualità politica e l'adesione ad un programma di governo? Ovviamente passano in secondo piano e questo gli elettori lo capiscono. Allora tornano buoni i 50 euro: se devo andare a votare per qualcuno che già so non farà cambiare nulla nella mia vita, almeno che ne abbia un beneficio, piccolo se vogliamo, ma meglio di niente.

Questo è un problema che da sempre si riscontra nelle democrazie: fin dall'antichità la necessità di muovere masse di cittadini elettori ha solleticato la fantasia dei vari capipartito. Delazione, corruzione, accordi sottobanco, voltafaccia e cambi di casacca, promesse (poi puntualmente deluse e reiterate) fanno parte di quella che ancor'oggi rimane la migliore forma di governo che conosciamo. Tuttavia non possiamo e non dobbiamo come cittadini rassegnarci a questo modo di fare. Dobbiamo pretendere la massima correttezza possibile da quanti si propongono per gestire la cosa pubblica. E abbiamo il dovere di partecipare in prima persona alla politica, solo così potremmo limitare l'influenza di questi figuri alquanto discutibili e rendere la loro influenza inutile.
        

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