lunedì 15 gennaio 2024

Elezioni europee: bulimia di candidature e penuria di contenuti

 



Mancano sei mesi alle elezioni europee e i partiti sono in fermento per le candidature. C'è chi è alla (disperata?) ricerca di volti e voti come la Lega che smania per avere il generale Vannacci tra le sue fila e chi, come Meloni, pensa di tramutarle in referendum sul proprio consenso candidandosi in tutte le circoscrizioni. Poi ci sono quanti pensano di perdere e stanno tra la paura di metterci la faccia e il desiderio di uno scatto d'orgoglio.

In ogni caso si rischia un sovraffollamento di candidati e una penuria di contenuti, al solito. La solita Italietta direbbe una mia amica, ma proviamo ad analizzare alcune posizioni.

Innanzitutto, se non altro per importanza, la decisione di Giorgia Meloni di candidarsi, pur sapendo che mai lascerà Palazzo Chigi per il Parlamento Europeo. Prima volta che accade. Le elezioni europee sono un modo dove i vari Paesi membri cercano di indicare quale Europa vorrebbero contribuire a plasmare. E la Presidente del Consiglio ha in merito un'idea ben precisa che non coincide con l'Unione Europea che si è andata faticosamente formando in questi decenni. La sua candidatura, unitamente ad una sua vittoria ampia, darebbe forza alla sua idea e a lei la possibilità di usarla come un grimaldello per cercare di portare a casa quei risultati che fino ad ora scarseggiano. La domanda è se ne valga la pena, la risposta è probabilmente no. Sicuramente sarà una prova muscolare ad uso interno (soprattutto interno alla Maggioranza di Governo), ma non dà alcuna garanzia su eventuali risultati futuri, soprattutto se i riferimenti europei del Governo italiano continueranno ad essere Paesi interessati più ai loro obiettivi che alla costruzione di un'idea comune di Europa (qualunque essa sia).

Viene poi la Segretaria del PD, il principale partito di opposizione. Schlein, tentata anch'essa di andare alla conta, si trova nella non semplice situazione di dover dimostrare di essersi meritata la guida del PD e la maratona elettorale può essere un modo per ridare slancio ad un progetto politico mai realmente decollato. Tuttavia, al solito, le beghe interne rischiano di azzoppare una Segretaria già non così galoppante: le correnti e i big vogliono il loro spazio (possibilmente ampio), le donne democratiche non vogliono scivolare giù nei listini (anche se è un non problema visto che la legge elettorale prevede le preferenze, quindi la posizione in lista non pregiudica l'elezione) e il tutto si riduce ad una sterile discussione interna che fa male al Partito e alla Politica. Mezzi leaders incapaci di vedere al di là del proprio tornaconto immediato.

Conte, non si candida e pone una questione morale sulla candidatura dei leaders politici alle elezioni europee. Ci sarebbe da sorridere, se non fosse drammatica la questione morale della politica italiana nel suo insieme. 

Renzi si candida, ma qui è una questione di sopravvivenza. Non del partito, ma del suo smisurato ego. Sarebbe stato un bravo politico se non avesse reso tutto un referendum su sé stesso (e qui Meloni dovrebbe imparare a non fare gli stessi errori).

Gli altri leaders politici non si candidano, non hanno nulla da perdere o da guadagnare da una loro candidatura, quindi ci sta che si tengano fuori da questa diatriba.

Fin qui le persone (alcune, s'intende), ma...i programmi? Che idea di Europa vogliono tutti costoro? Che relazioni stanno intessendo con gli altri partiti europei per il dopo elezioni? Francamente si fatica a capire che posizioni abbiano i vari partiti sui temi dell'Unione, che siano europeisti o euroscettici. In questo grigiore lo status quo pare essere l'unica certezza nell'immediato futuro.

Qualcuno ha buttato il cuore oltre l'ostacolo e già si parla di Draghi (ancora persone ma niente programmi, sic!), prima come Presidente della Commissione Europea, poi come Presidente del Consiglio Europeo; della serie ci serve l'uomo dei miracoli. 

L'Unione Europea si trova in mezzo al guado e nessuno ha finora avuto il coraggio di farle prendere una direzione precisa per mancanza di coraggio e di visione, ma in questa mediocrità si rischia la morte per inedia. Chissà che in questi mesi che ci separano dalle prossime elezioni - che si preannunciano frizzantine assai - non esca qualcuno che abbia anche un progetto per questo continente lasciato alla deriva. 






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