venerdì 29 marzo 2024

Pace



Le settimane che ci stanno davanti sono settimane ricche di significati religiosi: da questa domenica e fino al 5 maggio i cristiani di ogni confessione, come gli ebrei e i mussulmani vivranno alcuni tra i giorni più importanti del loro calendario religioso [cattolici e protestanti celebreranno la Pasqua questa domenica mentre gli ortodossi il 5 maggio, i mussulmani festeggeranno la fine del ramadan il 10 aprile e gli ebrei vivranno la pasqua tra il 22 e il 30 aprile]. Ed è singolare che in tutte 3 queste tradizioni religiose il saluto si agganci alla parola Pace: il saluto del Risorto, quello ebraico "shalom" e quello islamico "as-samu 'alaykum" contengono proprio un augurio di pace.

Ma di pace nel vicino oriente non se ne vede neanche l'ombra, anzi, i venti di guerra continuano a soffiare impetuosi e ogni tentativo di trovare una soluzione finisce nel vortice delle reciproche recriminazioni e diviene lettera morta. Non nascondo che la speranza di vedere la situazione risolversi in modo positivo comincia ad affievolirsi e il futuro non sono sicuro che riserverà piacevoli sorprese in merito. 

In questo contesto, lasciarsi prendere dal turbinio di emozioni ed eventi è facile: motivi per recriminare su ogni punto se ne trovano a bizzeffe, ma a cosa porta tutto questo se non a perpetuare all'infinito una situazione di guerra fratricida. Trovare il coraggio di uscire da questa logica è difficile e espone al rischio di essere fraintesi o, peggio, di essere percepiti come traditori o venduti alla parte avversa. 

Le feste che ci apprestiamo a vivere ci ricordano però che non è sempre la via più diretta quella da seguire: Mosè porta il popolo sulla via del deserto, più lunga e insidiosa, ma più sicura rispetto alle incursioni egizie; e non è detto che la vita ci presenti le situazioni che avremmo voluto vivere, ma queste sono comunque occasione di salvezza per se stessi e per gli altri: non credo che a Gesù abbia fatto piacere finire inchiodato ad una croce, eppure quell'atroce supplizio è divenuto segno di vita nuova; e il controllo delle proprie emozioni, pulsioni, desideri e volontà è importante per vivere al meglio: il digiuno prolungato del ramadan ci aiuta a comprendere ciò che vale veramente nella vita. 

Non riuscire a inverare questi insegnamenti nella vita di tutti i giorni è il più eclatante fallimento dei credenti e la contraddizione più grande davanti alle feste che si avvicinano. La speranza - probabilmente vana - è che arrivi presto un giorno in cui davanti a tutto questo male abbiamo la forza di fermarci e chi è chiamato a ruoli di responsabilità e di potere si ricordi che "nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra".

    Buona Pasqua! 
          חג פסח שמח
            عيد مبارك


mercoledì 27 marzo 2024

Tutti contro tutti

 


La litigiosità, si sa, è una prerogativa della Sinistra: una radice di anarchia deve essere sopravvissuta alle successive trasformazioni delle varie anime che la compongono. Meno evidente invece questa caratteristica nella Destra. Non perché non ci sia, ma in quanto l'adagio inneggiante a ordine e disciplina riesce sempre a prevalere sulle specifiche esigenze delle varie compagini. Almeno fino ad oggi.

Un'avvisaglia si era già avuta anni fa con lo scontro tra Fini e Berlusconi, ma il dominus di Forza Italia (allora Popolo della Libertà) era riuscito facilmente ad avere ragione dell'avversario interno e a neutralizzarlo. Stessa cosa si può dire per tutti i "delfini" forzisti, bollati alla fine come traditori e regicidi.    

In questi giorni, complice la campagna elettorale per le elezioni europee in cui ciascuna forza (o quasi) si presenta singolarmente, sembra di assistere ad una versione aggiornata e corretta delle baruffe chiozzotte di goldoniana memoria: un tutti contro tutti nel tentativo di attirare quel voto in più che potrebbe significare la salvezza o la crisi di innumerevoli leaders politici del nostro Paese. Tutto viene visto in funzione utilitaristica: al centro non ci stanno idee o programmi sull'Europa, ma la necessità di pesarsi tra capi partito per vedere chi potrà alla fine fregiarsi del titolo di vincitore di questa tornata elettorale. Data questa situazione, il risultato finale appare scontato; a meno di tragici travasi di voti, nessuno si dichiarerà sconfitto e tutti troveranno qualche dato cui potersi appigliare per celebrare la propria vittoria (di Pirro). Una classica cosa all'italiana, insomma.

Dando uno sguardo ai 3 poli si trovano situazioni assai comiche, che denotano da un lato la mancanza di progettualità politica di alcune forze e dall'altra la costante necessità di alcuni leaders di prendersi il centro della scena, anche se non hanno nulla di intelligente da dire (ma in questo sono aiutati di talk show politici che quotidianamente inondano le nostre TV).

Partiamo dal Centro: la galassia LibDem è da settimane in preda a convulsioni foriere di evoluzioni e smentite quotidiane. Sulle scelte nelle elezioni regionali stendiamo un velo pietoso perché si rischia di perdere la sanità mentale, mentre sul fronte delle elezioni europee le ultime novità danno Italia Viva e +Europa unite nella ricerca di superare lo sbarramento del 4% e Azione che si è unita ai Repubblicani (esistono ancora?) impegnata sempre nel medesimo obiettivo. Ovviamente, qual ora entrambe le liste superassero la soglia di sbarramento confluirebbero nel medesimo partito europeo: ALDE. Non conveniva allora cercare di costruire un progetto politico unitario, credibile, al riparo dall'ego dei capi, con cui presentarsi ai cittadini? Dicono di essere l'unica alternativa possibile al nazionalismo e al populismo, ma mi pare che più che altro si siano messi in alternativa tra loro, col rischio che nessuno entri al Parlamento europeo (o che il partito più grosso, Azione, rimanga fuori e vi entrino due compagini più piccole). Ennesimo fallimento annunciato? Vedremo.

A Destra volano gli stracci da un po'. Meloni vuole il bis di Von der Leyen, ma con una maggioranza diversa (spera che i suoi Conservatori prendano il posto dei Socialisti e Democratici), Salvini vuole la stessa alleanza che c'è qui in Italia (Nazionalisti, Conservatori e Popolari), ma Tajani e altri leaders popolari escludono categoricamente di potersi alleare con i Nazionalisti (gruppo cui fanno parte, oltre alla Lega, anche AfD e RN). I popolari poi non hanno dato un consenso unanime a Von der Leyen, quindi bisogna vedere se la sua candidatura soppravviverà alle elezioni: nel caso in cui il PPE proponga un candidato diverso alla guida della Commissione Europea, Meloni sarà disposta a sostenerlo? E siamo sicuri che i voti dei Conservatori basteranno a compensare i voti di S&D per dare all'Europa il primo governo di Destra della sua storia? Anche qui più incognite che certezze e più calcoli che programmi. Inoltre, a questo risiko si aggiunge il fatto che se la Lega dovesse prendere meno voti di Forza Italia, Salvini faticherebbe a tenere a freno la voglia di congresso che già circola in alcuni ambienti del suo partito. Farà quindi di tutto pur di non finire disarcionato. Prepariamo i popcorn. 

Infine la Sinistra. La prima questione è dove andranno i 5S; impensabile che possano portare anche sul piano europeo il teatrino indecente che stanno da settimane allestendo qui nel Paese e a quel punto Conte sarà finalmente costretto a smettere di sgusciare come un'anguilla e a prendere una posizione chiara. Il PD ha deciso di candidare la Segretaria, mossa disperata per cercare di scongiurare una rovinosa debacle? Può essere, ma in questo caso, se sconfitta sarà, non ci sarà appello per Schlein. La loro speranza è quella che nella bilancia, alla fine, S&D pesi più di ECR, così da continuare a restare nella maggioranza parlamentare che guida le Istituzioni europee. Tocca sperare nella Spagna di Sanchez. Alla Sinistra dei due partiti principali si sta muovendo tutta una serie di liste che molto probabilmente si scontrerà con lo sbarramento del 4%, per cui le speranze e i sogni di molti si infrangeranno la sera stessa delle elezioni. Sarà comunque un voto di testimonianza, certamente apprezzabile, ma inutile.

Alle elezioni del 6-9 giugno mancano ancora alcuni mesi. Stiamo entrando nel vivo della competizione. Sono sicuro che ne vedremo delle belle e la coerenza delle varie forze politiche (quella poca che ancora hanno) sarà messa a dura prova. Venghino signori e signore, venghino! Lo spettacolo sta per iniziare!   



martedì 12 marzo 2024

Il Campo giusto

 




La Presidente del Consiglio, commentando il risultato delle elezioni abruzzesi, ha sottolineato una cosa importante: "L'importante non è un campo largo, ma un campo coeso". Il sottotesto di tale affermazione è che la coalizione di Destra ha vinto perché coesa, mentre il campo largo della Sinistra ha perso perché mancante di coesione. Ovviamente tale narrazione è assolutamente propagandistica nella sua prima parte, in quanto ci sono differenze evidenti tra i vari partiti della coalizione guidata da Giorgia Meloni, anche se - al momento - non sono tali da mettere in pericolo la stabilità del Governo. Vale pienamente invece come analisi della situazione delle opposizioni.

Lo ha insegnato a sue spese Romano Prodi: creare un'accozzaglia con tutti dentro può portare a vincere le elezioni, ma sicuramente non è garanzia di governabilità. Urge allora una riflessione circa quanto accaduto nelle due ultime elezioni regionali in Sardegna e Abruzzo.

Quello che emerge da entrambe le elezioni è che il principale partito d'opposizione rimane il PD, ma i risultati non ingannino: in Sardegna ha visto con un candidato 5S e in Abruzzo ha perso con un candidato preso dalla società civile. In entrambi i casi non ha saputo/potuto esprimere un proprio candidato. Non proprio un segnale positivo per un partito che vorrebbe divenire il centro di un progetto politico alternativo a quello della Destra.

Passando poi al M5S si scopre che, vinca o perda, sempre un problema di radicamento rimane: in entrambe le consultazioni si è attestato tra il 7 e l'8%, non proprio un buon viatico per una compagine che si considera fondamentale per la politica italiana. Anzi, questi risultati possono giustificare l'arroganza con cui Conte pretende di guidare i giochi nella relazione con il PD? Sicuramente no, e qualcuno dovrebbe farglielo capire in maniera chiara e definitiva.

Quanto al resto delle forze politiche della coalizione di Sinistra è chiaro che hanno un grosso problema identitario: la facilità con cui fanno e disfano alleanze non è un biglietto da visita che riscuote la fiducia degli elettori, anzi, probabilmente spinge l'elettorato verso l'astensionismo e l'attendismo.

Ma, al di là dei numeri, ci sono almeno un altro paio di costanti che meritano la nostra attenzione: la prima riguarda i 5S, mentre la seconda coinvolge la galassia liberaldemocratica (Azione, Italia Viva, +Europa). 

Relativamente ai 5S appare evidente come, in nome di una supposta superiorità morale, solo se sono candidati alla carica apicale persone appartenenti alla loro compagine sono disposti a votarli, altrimenti disertano le urne: questo vale sia a livello regionale che nazionale in cui Conte, senza tanto nasconderlo, aspira a divenire la guida della coalizione (in barba alle preferenze dei cittadini). Direi che tale dittatura di un partito sull'intera coalizione non è affatto un buon segnale per la costruzione di un campo coeso.

Quanto poi ai partiti che si riconoscono nella liberaldemocrazia è evidente come il loro continuo tentativo di distinguersi dal resto della coalizione non aggiunge nulla alla coalizione stessa: che senso ha creare un'alleanza se poi costantemente si puntualizza che tale alleanza è occasionale e solo in funzione della vittoria elettorale, ma che non ci sono punti programmatici condivisi?

Alla luce di queste osservazioni ritengo che il campo largo sia da ritenersi una riedizione né riveduta né corretta di quell'alleanza amplissima che Prodi ha riunito attorno a sé senza poi riuscire a governarla. E i cittadini hanno ben compreso questa dinamica, per cui il fallimento in Abruzzo è da imputarsi più a queste carenze che alla bravura della Destra. Serve quindi una riflessione profonda e sincera circa il futuro della Sinistra: così non si va da nessuna parte. Serve trovare una nuova strada cha da un lato abbassi la conflittualità presente tra i diversi partiti e, dall'altro, offra finalmente un progetto politico coerente e condiviso. 

Un partito al 20% che non sa esprimere una guida è un partito inutile, una selva di partitini in perenne conflitto tra loro è garanzia di sconfitta. Ma sembra che questo non importi a coloro che sono chiamati a partecipare e a guidare questo campo largo. Giorgia Meloni può dormire sonni tranquilli, il suo governo non ha nulla da temere da questa opposizione così sconclusionata e in balia di arrivismi personali. Semmai, se un pericolo può arrivarle, giungerà dal suo interno (citofonare in via Bellerio), ma per il momento pare godere di buona salute (almeno fino alle elezioni europee di giugno).  


Verso un'Europa Nero-Bruna?

  Dopo una primavera ed un'estate di elezioni, ed in vista di un autunno che si preannuncia altrettanto gravido di scelte politiche, alc...