martedì 12 marzo 2024

Il Campo giusto

 




La Presidente del Consiglio, commentando il risultato delle elezioni abruzzesi, ha sottolineato una cosa importante: "L'importante non è un campo largo, ma un campo coeso". Il sottotesto di tale affermazione è che la coalizione di Destra ha vinto perché coesa, mentre il campo largo della Sinistra ha perso perché mancante di coesione. Ovviamente tale narrazione è assolutamente propagandistica nella sua prima parte, in quanto ci sono differenze evidenti tra i vari partiti della coalizione guidata da Giorgia Meloni, anche se - al momento - non sono tali da mettere in pericolo la stabilità del Governo. Vale pienamente invece come analisi della situazione delle opposizioni.

Lo ha insegnato a sue spese Romano Prodi: creare un'accozzaglia con tutti dentro può portare a vincere le elezioni, ma sicuramente non è garanzia di governabilità. Urge allora una riflessione circa quanto accaduto nelle due ultime elezioni regionali in Sardegna e Abruzzo.

Quello che emerge da entrambe le elezioni è che il principale partito d'opposizione rimane il PD, ma i risultati non ingannino: in Sardegna ha visto con un candidato 5S e in Abruzzo ha perso con un candidato preso dalla società civile. In entrambi i casi non ha saputo/potuto esprimere un proprio candidato. Non proprio un segnale positivo per un partito che vorrebbe divenire il centro di un progetto politico alternativo a quello della Destra.

Passando poi al M5S si scopre che, vinca o perda, sempre un problema di radicamento rimane: in entrambe le consultazioni si è attestato tra il 7 e l'8%, non proprio un buon viatico per una compagine che si considera fondamentale per la politica italiana. Anzi, questi risultati possono giustificare l'arroganza con cui Conte pretende di guidare i giochi nella relazione con il PD? Sicuramente no, e qualcuno dovrebbe farglielo capire in maniera chiara e definitiva.

Quanto al resto delle forze politiche della coalizione di Sinistra è chiaro che hanno un grosso problema identitario: la facilità con cui fanno e disfano alleanze non è un biglietto da visita che riscuote la fiducia degli elettori, anzi, probabilmente spinge l'elettorato verso l'astensionismo e l'attendismo.

Ma, al di là dei numeri, ci sono almeno un altro paio di costanti che meritano la nostra attenzione: la prima riguarda i 5S, mentre la seconda coinvolge la galassia liberaldemocratica (Azione, Italia Viva, +Europa). 

Relativamente ai 5S appare evidente come, in nome di una supposta superiorità morale, solo se sono candidati alla carica apicale persone appartenenti alla loro compagine sono disposti a votarli, altrimenti disertano le urne: questo vale sia a livello regionale che nazionale in cui Conte, senza tanto nasconderlo, aspira a divenire la guida della coalizione (in barba alle preferenze dei cittadini). Direi che tale dittatura di un partito sull'intera coalizione non è affatto un buon segnale per la costruzione di un campo coeso.

Quanto poi ai partiti che si riconoscono nella liberaldemocrazia è evidente come il loro continuo tentativo di distinguersi dal resto della coalizione non aggiunge nulla alla coalizione stessa: che senso ha creare un'alleanza se poi costantemente si puntualizza che tale alleanza è occasionale e solo in funzione della vittoria elettorale, ma che non ci sono punti programmatici condivisi?

Alla luce di queste osservazioni ritengo che il campo largo sia da ritenersi una riedizione né riveduta né corretta di quell'alleanza amplissima che Prodi ha riunito attorno a sé senza poi riuscire a governarla. E i cittadini hanno ben compreso questa dinamica, per cui il fallimento in Abruzzo è da imputarsi più a queste carenze che alla bravura della Destra. Serve quindi una riflessione profonda e sincera circa il futuro della Sinistra: così non si va da nessuna parte. Serve trovare una nuova strada cha da un lato abbassi la conflittualità presente tra i diversi partiti e, dall'altro, offra finalmente un progetto politico coerente e condiviso. 

Un partito al 20% che non sa esprimere una guida è un partito inutile, una selva di partitini in perenne conflitto tra loro è garanzia di sconfitta. Ma sembra che questo non importi a coloro che sono chiamati a partecipare e a guidare questo campo largo. Giorgia Meloni può dormire sonni tranquilli, il suo governo non ha nulla da temere da questa opposizione così sconclusionata e in balia di arrivismi personali. Semmai, se un pericolo può arrivarle, giungerà dal suo interno (citofonare in via Bellerio), ma per il momento pare godere di buona salute (almeno fino alle elezioni europee di giugno).  


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